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50 SFUMATURE DI … CIOCCOLATO.

Vi siete mai chiesti perché sia usanza regalare del cioccolato nel giorno di San Valentino?

L’associazione di questo alimento alla famosa festa degli innamorati ha origini piuttosto antiche.

L’inizio della sua commercializzazione risale infatti alle popolazioni Maya e Azteche del centro e sud America, che furono le prime ad introdurre la coltivazione del “cacao”. Dalle fave di questa pianta infatti, gli antichi ricavavano bevande scure e dense, dal tipico sapore amaro, spesso aromatizzate con l’aggiunta di vaniglia, peperoncino o pepe.

Fu solo dopo la scoperta dell’America, che ebbe inizio la sua esportazione in tutta Europa, dove iniziò ad essere trasformato e utilizzato per la produzione dei tipici prodotti dolci che tutt’oggi conosciamo.

Soprannominato “l’oro nero”, il cacao fu fino alla metà del ‘700 un vero e proprio alimento di nicchia, destinato alle classi più agiate, lavorato dai “maestri cioccolatieri” a Parigi e assaporato nelle “botteghe del caffè” nella Venezia della Serenissima.

Il suo valore economico era talmente alto, da essere utilizzato come vera e propria merce di scambio. Donare delle fave di cacao significava pertanto portare in dono un valore incommensurabile, paragonabile a quello di un gioiello.

Anche se secoli dopo il suo consumo è diventato diffuso anche tra le persone meno abbienti, l’atto di donare del cioccolato alla persona amata è legato proprio al contesto nobile in cui è nato, non solo come simbolo di dolcezza, amore e passione quindi, ma vero e proprio dono “prezioso”.

C’è cioccolato e cioccolato. Come scegliere?

Il cioccolato è per definizione una preparazione a base di cacao magro in polvere, burro di cacao e zucchero (almeno l’1%).

In base alle percentuali dei vari componenti è possibile distinguere le varie tipologie:

  • Cioccolato: deve contenere almeno il 35% di cacao e almeno  il 18% di burro di cacaoe non meno del 14% di cacao secco sgrassato;
  • Cioccolato al latte:  Deve contenere almeno il 25% di cacao, il 14% di sostanza secca totale di origine lattica e il 25% di materie grasse totali.
  • Cioccolato alle nocciole gianduia: deve essere composto da una parte di cacao (almeno il 32%) e una parte di nocciole finemente macinate (da 20 a 40 grammi di nocciole per 100 grammi di prodotto).
  • Cioccolato bianco: deve contenere non meno del 20% di burro di cacao e non meno del 14% di sostanza secca totale di origine lattica.

La percentuale di “cacao” rappresenta un parametro fondamentale per decretarne l’effettiva valenza nutrizionale, poiché da esso dipende la quantità di antiossidanti presenti: circa 50-60 mg nel cioccolato fondente,10 mg nel cioccolato al latte, nessuno nel cioccolato bianco.

Come riconoscere un cioccolato fondente? 

La maggior parte delle proprietà benefiche del cioccolato deriva dal suo contenuto di antiossidanti, meglio noti come “Flavonoidi”.

Si tratta di composti in grado di proteggere la salute cardiovascolare e cerebrale. I “Flavonoli” (sotto-categoria dei Flavonoidi) in particolare, hanno azione ipotensiva e antitrombotica, ma sono presenti solo in cioccolati con percentuali di cacao di almeno il 70%.

E’ per questo motivo che è preferibile il consumo di “cioccolato fondente”, il quale viene classificato come tale solo se rispetta determinate caratteristiche:

  • cioccolato  fondente: deve contenere una percentuale minima di cacao del 43% mentre il burro di cacao deve essere almeno 28%.  La sostanza secca (pasta di cacao e cacao) può variare dalla percentuale del 55% al 70%.
  • extra-fondente: la percentuale minima di cacao è del 75%.
  • extra amaro: cioccolato che presenta una percentuale di pasta di cacao dall’85% al 90%

Se il prodotto riporta anche la dicitura “puro”, ciò significa che non deve contenere ulteriori grassi vegetali o comunque contenerne meno del 5% del peso del prodotto.

Attenzione al “falso fondente” !

Controllare la lista degli ingredienti è sempre una buona regola da seguire, poiché molto spesso la dicitura riportata nella confezione può trarre in inganno.

Ricordiamoci che gli ingredienti, di norma riportati sul retro del prodotto, sono sempre elencati in ordine decrescente di quantità.

Un cioccolato di buona qualità dovrebbe contenere solo pasta di cacao, burro di cacao e zucchero in piccola quantità.

E’ evidente quindi che se il primo ingrediente riportato è “zucchero” e non “pasta di cacao”, siamo di fronte ad un “falso fondente”.

Tale dicitura però è purtroppo legalmente concessa, purché, come indicato sopra, la percentuale di “cacao” sia almeno del 43 %.

Acquistare prodotti con percentuali troppo basse, significa quindi consumare principalmente “zucchero”, e non poter godere degli effetti benefici notoriamente dichiarati.

Cioccolato alleato dell’umore, del peso e del recupero sportivo.

Tra le diverse proprietà attribuibili al cioccolato troviamo benefici legati al tono dell’umore, alla regolazione del peso e del profilo lipidico, nonché al recupero sportivo.

Questi effetti sono possibili per:

  • il suo contenuto di precursori della serotonina” (l’ormone del benessere), che sembrerebbero agire sui recettori responsabili del tono dell’umore.

Proprio per questo motivo il cioccolato è considerato un “antidepressivo naturale” (qui l’articolo);

  • il suo contenuto di “epicatechina”, una molecola antiossidante, appartenente alla categoria dei “Flavonoidi” che influisce nel processo di lipolisi, migliorando il profilo del colesterolo e  agevolando la perdita di peso.

Il considerevole apporto di fibre del cioccolato inoltre, contribuisce al raggiungimento del senso di sazietà, con ripercussioni positive sull’intestino.

  • effetto a dosaggio farmaceutico della stessa “epicatechina” , la quale sembra essere in grado di stimolare l’aumento del numero di mitocondri delle cellule cardiache e muscolari (anche in tessuti danneggiati), mimando lo stesso effetto ormonale ottenuto dopo l’attività fisica.

Tale caratteristica, trova applicazione soprattutto in ambito sportivo, in cui l’integrazione con cioccolato fondente, può risultare utile al recupero post-allenamento o competizione, favorendo l’ossigenazione dei tessuti muscolari, contrastando l’eventuale stato di infiammazione e riducendo il senso di fatica.

Il contenuto di minerali quali: magnesio, fosforo, potassio e ferro, attribuisce al cioccolato il ruolo di “integratore nel recupero”.

Attenzione a non esagerare:

  • si tratta in ogni caso di un prodotto particolarmente calorico. E’ bene quindi consumarlo con moderazione, non più di 10-20gr al giorno e con percentuali di cacao di almeno il 70%;
  • contiene “teobromina” (effetto cardiotonico e vasodilatatorio) e “caffeina” (effetto eccitante), sostanze che risultano controindicate in caso di emicranie e insonnia, nonché in soggetti con iper-sensibilità cutanea e reazioni allergiche, in caso di gastrite e reflusso-gastroesofageo. Va inoltre limitato il consumo in donne in gravidanza e allattamento e nei bambini.
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La spesa del mese News

CASTAGNA, UNA “MINIERA DI TESORI”

La castagna è uno dei frutti più caratteristici del periodo autunnale.
Un tempo era famosa come il “Pane dei Poveri”, poiché dalla sua polpa è possibile ottenere una farina.

Oggi, invece, le castagne vengono utilizzate come tali in diverse ricette, dall’antipasto al dolce.


Come sceglierle ?

E’ sempre bene preferire prodotti di produzione nazionale e se possibile a Km 0. In questo modo, oltre a sostenere il mercato italiano, contribuiamo a ridurre l’inquinamento derivante da imballaggio, conservazione e trasporto, portando nelle nostre tavole un prodotto quanto più genuino possibile.
Il Made in Italy di questo frutto, trova patria in 5 principali regioni produttrici: Piemonte (Cuneo) , Veneto (Combai) , Toscana (Marradi), Lazio (Vallerano) e Campania (Montella, zona dell’avellinese e Roccaspide, zona del Cilento).


Dal punto di vista nutrizionale, la castagna è un frutto ricco di sali minerali importanti.

In 100gr, infatti, sono contenuti: il 9% del Ferro, il 10% di Potassio e il 14% di Magnesio necessari a coprire il fabbisogno giornaliero.
Sono, inoltre, ricche di vitamine come la B2 e la PP, di fibre e acido folico (utile durante la gravidanza).
Per questa sua miniera di nutrienti, la castagna è utilizzata nei periodi di maggiore stanchezza e stress e, se associata ai giusti alimenti, rappresenta un valido aiuto nei disturbi neurologici e del sonno.
Può essere utilizzata anche per problemi intestinali, come nel caso di un alvo accelerato; al contrario, meglio evitare se è presente stitichezza, poiché è un frutto moderatamente astringente.


Dall’infusione delle foglie o dalla polpa, possono inoltre essere ricavate delle creme o dei detergenti naturali per il benessere della pelle.

Ogni tesoro ha il suo prezzo !

Nonostante le innumerevoli virtù, si tratta comunque di un frutto ricco in carboidrati (circa il 42%) e particolarmente calorico; 100gr contengono infatti 250 Kcal.
E’ bene, quindi, consumarle con moderazione e prestare attenzione ai casi in cui è meglio limitarle (ad es. diabete, sovrappeso, ..).
I carboidrati contenuti nelle castagne sono complessi, circa il 30% è rappresentato da amidi, e non da zuccheri semplici, come invece troviamo negli altri frutti.

L’assorbimento a livello intestinale, inoltre, è migliore se le cuociamo al forno o bollite, piuttosto che come classiche “caldarroste”.

In questo caso, infatti, la cottura insufficiente le rende meno digeribili.


Anche se ricche in carboidrati, non rappresentano però la sostituzione completa di un primo piatto, ma possono essere una gustosa alternativa alla fetta di pane o alle gallette (o altri prodotti da forno), per una sana merenda !


Nel periodo autunnale possono essere consumate anche un paio di volte a settimana e, se volete, le potete conservare per i mesi successivi.
Per semplicità e praticità, io procedo così:

  • dopo la cottura in forno, le sbuccio ancora calde e le metto in un sacchetto per alimenti, da poter conservare in freezer per un massimo di 4-5 mesi.
    Quando vorrete gustarle, sarà sufficiente versarle in una teglia e infornare 10 minuti a 150°C, saranno come appena cotte.
  • da crude, dopo averle lavate, asciugate e incise per la larghezza, le metto in un sacchetto per alimenti, da poter conservare in freezer per un massimo di 6 mesi.
    Sarà poi sufficiente scongelarle e disporle in una teglia per poterle cuocere come di consueto.

Per alcune idee su come utilizzarla consulta la sezione “Ricette” del blog !