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CASTAGNA, UNA “MINIERA DI TESORI”

La castagna è uno dei frutti più caratteristici del periodo autunnale.
Un tempo era famosa come il “Pane dei Poveri”, poiché dalla sua polpa è possibile ottenere una farina.

Oggi, invece, le castagne vengono utilizzate come tali in diverse ricette, dall’antipasto al dolce.


Come sceglierle ?

E’ sempre bene preferire prodotti di produzione nazionale e se possibile a Km 0. In questo modo, oltre a sostenere il mercato italiano, contribuiamo a ridurre l’inquinamento derivante da imballaggio, conservazione e trasporto, portando nelle nostre tavole un prodotto quanto più genuino possibile.
Il Made in Italy di questo frutto, trova patria in 5 principali regioni produttrici: Piemonte (Cuneo) , Veneto (Combai) , Toscana (Marradi), Lazio (Vallerano) e Campania (Montella, zona dell’avellinese e Roccaspide, zona del Cilento).


Dal punto di vista nutrizionale, la castagna è un frutto ricco di sali minerali importanti.

In 100gr, infatti, sono contenuti: il 9% del Ferro, il 10% di Potassio e il 14% di Magnesio necessari a coprire il fabbisogno giornaliero.
Sono, inoltre, ricche di vitamine come la B2 e la PP, di fibre e acido folico (utile durante la gravidanza).
Per questa sua miniera di nutrienti, la castagna è utilizzata nei periodi di maggiore stanchezza e stress e, se associata ai giusti alimenti, rappresenta un valido aiuto nei disturbi neurologici e del sonno.
Può essere utilizzata anche per problemi intestinali, come nel caso di un alvo accelerato; al contrario, meglio evitare se è presente stitichezza, poiché è un frutto moderatamente astringente.


Dall’infusione delle foglie o dalla polpa, possono inoltre essere ricavate delle creme o dei detergenti naturali per il benessere della pelle.

Ogni tesoro ha il suo prezzo !

Nonostante le innumerevoli virtù, si tratta comunque di un frutto ricco in carboidrati (circa il 42%) e particolarmente calorico; 100gr contengono infatti 250 Kcal.
E’ bene, quindi, consumarle con moderazione e prestare attenzione ai casi in cui è meglio limitarle (ad es. diabete, sovrappeso, ..).
I carboidrati contenuti nelle castagne sono complessi, circa il 30% è rappresentato da amidi, e non da zuccheri semplici, come invece troviamo negli altri frutti.

L’assorbimento a livello intestinale, inoltre, è migliore se le cuociamo al forno o bollite, piuttosto che come classiche “caldarroste”.

In questo caso, infatti, la cottura insufficiente le rende meno digeribili.


Anche se ricche in carboidrati, non rappresentano però la sostituzione completa di un primo piatto, ma possono essere una gustosa alternativa alla fetta di pane o alle gallette (o altri prodotti da forno), per una sana merenda !


Nel periodo autunnale possono essere consumate anche un paio di volte a settimana e, se volete, le potete conservare per i mesi successivi.
Per semplicità e praticità, io procedo così:

  • dopo la cottura in forno, le sbuccio ancora calde e le metto in un sacchetto per alimenti, da poter conservare in freezer per un massimo di 4-5 mesi.
    Quando vorrete gustarle, sarà sufficiente versarle in una teglia e infornare 10 minuti a 150°C, saranno come appena cotte.
  • da crude, dopo averle lavate, asciugate e incise per la larghezza, le metto in un sacchetto per alimenti, da poter conservare in freezer per un massimo di 6 mesi.
    Sarà poi sufficiente scongelarle e disporle in una teglia per poterle cuocere come di consueto.

Per alcune idee su come utilizzarla consulta la sezione “Ricette” del blog !

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ZUCCA REGINA D’AUTUNNO

Tra le verdure di questa stagione, la regina indiscussa è da sempre la zucca.

Si tratta di un alimento appartenente alla famiglia delle Curcubitacee, le cui origini sono ancora oggi incerte.

L’arrivo in Europa di questo alimento avvenne solo dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, che ne portò in Italia diverse varietà. Tra le più conosciute troviamo la Cucurbita maxima e la Cucurbita moschata.

E’ spesso utilizzata anche a scopo ornamentale (non commestibile), ma si tratta in realtà di un prodotto molto versatile in cucina, grazie alla notevole biodiversità che la contraddistingue.

Può essere adatta alla preparazione di primi piatti, ma anche di contorni e dessert, utilizzandone la polpa, i semi (che vanno tostati) o i germogli.

Dal punto di vista nutrizionale, nonostante presenti un interno “polposo”, che ricorda quello amidaceo della patata, si tratta di una verdura a tutti gli effetti: contiene infatti circa il 95% d’acqua e il 71% di carboidrati.

Questo suo contenuto in carboidrati non deve però confondere !

L’apporto calorico su 100g di prodotto è di sole 20 Kcal, di cui il 71% è rappresentato da 3,5g di carboidrati.

Contiene inoltre un buon apporto di sali minerali (calcio, potassio, sodio, magnesio, fosforo) e vitamina E, antiossidanti importanti come i “caroteni” (utili alla produzione di vitamina A), una buona quota di aminoacidi e una discreta quantità di fibre (200g di zucca soddisfano il 4% del fabbisogno giornaliero).

Nei semi è contenuta la “curcubitina”, una sostanza utile a contrastare patologie dell’apparato urinario sia maschile (prostata) che femminile (cistite).

Alla zucca vengono, infatti, riconosciute proprietà diuretiche e calmanti (utile per chi soffre d’insonnia), nonché valida alleata nel benessere della pelle.

La zucca alza la glicemia?

Per rispondere correttamente a questa domanda è importante fare alcune premesse.

La glicemia è il valore determinato dal quantitativo di zucchero (glucosio) nel sangue, ed è responsabile oltre al diabete di numerose patologie correlate.

Per determinare la risposta glicemica ad un alimento, devono essere presi però in considerazione altri due parametri:

  • l’indice glicemico, ovvero i valori di glicemia riscontrati a seguito dell’assunzione dell’alimento, senza tenere in considerazione della quantità consumata (che in questo caso resta pari a 75 sia che si consumino 100g o 200g di zucca)
  • e il carico glicemico, ovvero il valore che risulta dalla moltiplicazione dell’indice glicemico per la quantità di carboidrati assunti, diviso per la quantità di alimento consumato.

Nel caso della zucca, l’ indice glicemico è pari a 75 su una scala massima di 110, quindi molto alto, ma il carico glicemico è basso (per valori fino a 10), poiché:

75 (indice glicemico) x 3,5 (che sono i grammi di carboidrati presenti in 100 g di zucca) diviso 100 g = 2.65.

Essendo un ortaggio dal gusto dolce, è comune credere che non sia adatta al consumo in caso di diabete e sovrappeso.

Nulla di più errato, come dimostrato da uno studio del 2007 svolto da un gruppo di ricercatori dell’Università del Massachusetts e pubblicato sul Journal of Medicinal Food, la zucca possiede proprietà antidiabetiche.

In un studio più recente, del 2018, la polpa di zucca è stata addirittura utilizzata, oltre all’insulina, su pazienti diabetici ricoverati in terapia intensiva con ottimi risultati (puoi approfondire i risultati ottenuti qui).

Contrariamente a ciò che si pensa, la zucca può essere pertanto consumata alla pari di altri ortaggi. La porzione consigliata per un adulto è di 200-300g, come per le altre verdure.

Per alcune idee su come utilizzarla consulta la sezione “Ricette” del blog !